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Sono da poco passate le feste e a molti di noi sarà capitato di trascorrere qualche ora sul divano, in balia dello zapping casalingo che ci ha donato atmosfera e tradizione a colpi di cartoni, fiabe, storie d’atmosfera scalda cuore, emozioni, lacrime di gioia e lieto fine.
Questo ci rasserena, ci tranquillizza, in quelle ore ci concediamo di mettere in pausa la realtà dando il via all’immaginazione e immediatamente (non so a voi che state leggendo ma a noi si) torna alla mente un nome su tutti: Walt Disney.
Un visionario, una persona che sapeva guardare oltre. Per lui nulla era impossibile e famosa è la sua frase:

Se puoi immaginarlo puoi farlo

Vedere oltre l’orizzonte e agire fuori dai comuni schemi, richiede coraggio. Significa mettersi in condizione di agire spesso in solitudine, a realizzare cose che la maggior parte delle persone nemmeno comprendono e, per questo, anche a fallire. Ma per colui che crede nelle proprie intuizioni e osa con risoluta determinazione le porte del successo sono pronte ad aprirsi.
Siamo colpiti dalle sue storie, dalle sue creazioni, dalla sua infinita immaginazione e dalla sua visione, ma vi siete mai chiesti come è riuscito a far sognare milioni di persone al mondo?
All’origine c’è il talento, la vena artistica che fin da bambino lo ha portato con passione a disegnare i fumetti.

Poi la tenacia di continuare anche di fronte a fallimenti importanti.

  • nel 1923, con la sua Laugh O Gram – il suo primo vero tentativo imprenditoriale – inseguirà il sogno di realizzare i cartoni animati, ma di li a poco dovette chiudere;
  • riprovò più tardi, insieme al fratello e con il supporto dei genitori, restando fedele al suo sogno fino ad arrivare a Hollywood con una serie di episodi tratti da Alice nel Paese delle Meraviglie e poi il primo vero successo, il coniglio Osvaldo che, proprio a causa della sua notorietà, gli verrà sottratto dalla Universal, che deteneva i diritti e per Disney sarà un’altra dolorosa caduta.

Arriva il topo

Ha avuto coraggio di tentare e ritentare fino ad arrivare a lanciare la sua nuova creatura, un “topo” il cui nome, Mickey, fu scelto dalla moglie Lilian che disse: “Andrà benissimo”.  Fu profetica.
L’arrivo di Mickey Mouse segna la svolta, tanto che la sua nascita è avvolta da un alone leggendario in cui si narra che un topo gli apparve per strada, proprio dopo aver perso Oswald il coniglio. In realtà, confrontando le figure di Osvaldo e Topolino, sono più le somiglianze che le differenze.
Da allora il mondo dell’animazione non è stato più lo stesso. Da disegnatore, ha saputo inventare uno dei simboli degli States del ’900 e di tutto il mondo (Topolin, topolin Viva topolin!)
Disney aveva la capacità di “innovare”: creò i cartoni con musica e suoni sincronizzati il cui primo esempio esempio fu Steamboat Willie con l’immancabile Topolino.. e fu standing ovation.
Poi lo sviluppo di nuove tecniche, l’introduzione del colore e lo sviluppo di nuove forme di creazione artistica che lo stesso Disney alimentava con la sua “follia”, fino a realizzare il primo lungometraggio d’animazione: Biancaneve e i Sette Nani.
Fu un periodo lungo e duro fatto di continuo addestramento e sperimentazione. Una sfida in cui stava rischiando tutto. Nel 1934 aveva già finito i soldi ma nel 1937, quando il lungometraggio venne proiettato per la prima volta in pubblico, ci furono lunghi e fragorosi applausi.

Disneyland, il non luogo

Le sfide della Disney portarono a nuovi film e idee, progetti e sogni. Collaborò con il governo durante la seconda guerra mondiale e nonostante la Guerra Fredda, l’impero continuò a crescere, fino all’ultimo grande “sogno”: il parco a tema, che riproduceva in forma reale, le ambientazioni dei suoi film e dei “personaggi-Disney”.
Il 17 luglio 1955 prende forma l’ennesimo sogno: nasce ad Anaheim, nella periferia di Los Angeles, Disneyland, con il castello di Cenerentola diventato emblema e simbolo di tutta la produzione Disney.
Un “non luogo”, un mondo immaginario che diventa reale permettendo alle persone di fermare il tempo per un Beautiful Day e diventare protagonisti di una fiaba.

Stefania Cuccu [Ekis Cantera]