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Da bambino tutto quello che sapevo del mondo degli adulti era ciò che avevo visto e imparato da loro, i miei genitori. L’unico potere che ho avuto per ottenere amore, contatto e vicinanza, di cui avevo bisogno e che desideravo, era quello di imitarli e immaginare di somigliargli. Tutto è iniziato così.

Io e mio padre

Quindi da piccolo crescendo e cercando un modo mio di vestire, indossavo i vestiti da lavoro di mio padre perché erano i suoi e mi facevano sentire vicino a lui e per me avevano qualcosa di sacro, di intimo e di forza.
Mio padre era il mio grande eroe e anche il mio grande nemico.
Per anni è stato in silenzio, lo aspettavo di ritorno dal lavoro per fargli compagnia mentre mangiava e lui sempre in silenzio, irraggiungibile, con quella espressione sul viso che io, troppo piccolo e ingenuo, non sapevo ancora che si chiamava depressione.
Una notte dopo qualche anno dalla sua morte lo sognai e nel sogno mi disse: “Emidio tu un giorno dovrai fare…” e ancora oggi non ricordo cosa mi disse. Oggi, papà, io vorrei dirti…: “guarda chi sono, cosa ho fatto e cosa sto facendo perché, caro carissimo papà questo è come i miei occhi ti vedevano”.

Io e mia madre

Di mia madre vorrei dire che è stata colei che più di tutti ha inciso su chi sono.
Dai miei primi anni di vita, le sue punizioni, i suoi cambi istantanei di umore e la sua instabilità emotiva, mi hanno costantemente tenuto in allarme e in costante attenzione ai minuscoli dettagli.
Per me, quinto di sei figli, “raggiungerla”, è sempre stata un’impresa e, tuttavia, ricordo esattamente tutte le rare volte che facevamo qualcosa insieme e, per me, era un grande privilegio perché, in quel momento, era tutta mia.
Le camminavo accanto e la guardavo, cercando di tenere il suo passo, era una visione indimenticabile, un ricordo indelebile che resterà immutato nel tempo
Lei era forte, fragile, arrabbiata, delusa, triste, caparbia, attenta, violenta e tante altre cose delle quali oggi conosco il nome e alle quali oggi dedico il mio studiare e tutto me stesso, così da poter aiutare al meglio le persone che si rivolgono a me.

La forza dei ricordi

Cosa posso dire oggi di questi ricordi?
Che sono stati e saranno sempre la mia storia e che ripensandoli mi accorgo che quando mi sono “proposto” un cambiamento è stato come inserirmi al centro di uno tsunami, consapevolmente e con coraggio. Infatti, a coloro che si rivolgono a me, oggi dico che:

per proporsi un percorso di crescita e di cambiamento è necessario essere sufficientemente incoscienti, sufficientemente coraggiosi e sufficientemente pazzi

Spesso era più facile restare fermo, incolpare tutto e tutti della mia condizione fino a quando un vero tsunami è arrivato nella mia vita “costringendomi a guardarmi in faccia”.
Finito lo tsunami davanti a me ho osservato che non c’era più nulla, solo ciò che avevo perduto, solo i piccoli pezzi rimasti di una vita emotiva compromessa.
E, mentre stavo lì nel vano tentativo di salvare il salvabile, mi è balzata agli occhi una grande verità (che molti chiamano Illuminazione)…ero SOPRAVVISSUTO…
Non mi servivano più vecchi cimeli o vecchi pezzi della mia vita passata, perché ero sopravvissuto allo tsunami e questo mi bastava!!!
Scoprii anni dopo che si chiamava RESILIENZA!!!

Questa è la mia esperienza. E ogni esperienza può essere elaborata come un progetto di vita, ecco perché spesso ci poniamo obiettivi che a ben guardare sono rappresentativi di una individuale e originale “Vita Vissuta”.
“… Dove è finito Giuseppe…” È una “proposta” per soli uomini fatta da un uomo. È un mio progetto ed è un pezzo della mia vita vissuta. Ed è anche per tutte le donne che hanno delle relazioni difficili con “maschi difficili”.
Per saperne di più sul progetto: http://www.imparandocontrovento.it/beautiful-day-2019/

Grazie mamma, Grazie papà.
Se oggi sono la persona e il professionista che sono è molto e molto merito vostro.
Vi amo e Vi stimo

GRAZIE Ekis
GRAZIE Livio
GRAZIE Beautiful Day

Emidio Celani

 

Una storia del Progetto fotografico Metis, leggi tutte le storie.